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Il giudice investito di un’opposizione a decreto ingiuntivo inammissibile deve valutare la natura vessatoria delle clausole del contratto concluso tra professionista e consumatore.

Il giudice investito di un’opposizione a decreto ingiuntivo ha il potere dovere di svolgere il sindacato sulla vessatorietà delle clausole contrattuali solo se, dall’esposizione dei fatti di causa, emerge che esse abbiano inciso sull’an o sul quantum del credito.

Nel giudizio di opposizione tardiva a decreto ingiuntivo ex art. 650 cod. proc. civ., la natura vessatoria o non vessatoria delle clausole deve essere vagliata esclusivamente con riferimento a quelle clausole che, sulla base della narrazione dei fatti di causa, abbiano avuto effettivamente rilevanza ai fini della determinazione dell’an o del quantum del credito, così come, del resto, anche il giudice del monitorio ha l’onere di individuare “con chiarezza, la clausola del contratto (o le clausole) che abbia(no) incidenza sull’accoglimento, integrale o parziale, della domanda del creditore e che se ne escluda, quindi, il carattere vessatorio” (cfr. Cass. Sez. Un. 6.4.23, n. 9479). Solo in questo caso, infatti, l’eventuale giudizio di nullità delle clausole può riverberare i propri effetti ai fini dell’accoglimento della domanda del consumatore di revoca del decreto ingiuntivo opposto. Solo in questo caso, quindi, la parte ha un interesse concreto ed attuale all’accertamento della vessatorietà delle clausole stesse (cfr. art. 100 cod. proc. civ.).

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Il giudice investito di un’opposizione a decreto ingiuntivo ha il potere dovere di svolgere il sindacato sulla vessatorietà delle clausole contrattuali solo se, dall’esposizione dei fatti di causa, emerge che esse abbiano inciso sull’an o sul quantum del credito.

Nel giudizio di opposizione tardiva a decreto ingiuntivo ex art. 650 cod. proc. civ., la natura vessatoria o non vessatoria delle clausole deve essere vagliata esclusivamente con riferimento a quelle clausole che, sulla base della narrazione dei fatti di causa, abbiano avuto effettivamente rilevanza ai fini della determinazione dell’an o del quantum del credito, così come, del resto, anche il giudice del monitorio ha l’onere di individuare “con chiarezza, la clausola del contratto (o le clausole) che abbia(no) incidenza sull’accoglimento, integrale o parziale, della domanda del creditore e che se ne escluda, quindi, il carattere vessatorio” (cfr. Cass. Sez. Un. 6.4.23, n. 9479). Solo in questo caso, infatti, l’eventuale giudizio di nullità delle clausole può riverberare i propri effetti ai fini dell’accoglimento della domanda del consumatore di revoca del decreto ingiuntivo opposto. Solo in questo caso, quindi, la parte ha un interesse concreto ed attuale all’accertamento della vessatorietà delle clausole stesse (cfr. art. 100 cod. proc. civ.).

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Inammissibilità della istanza di sospensione concordata in caso di rinvio della vendita.

È inammissibile l’istanza di sospensione ex art. 624 bis c.p.c. in ipotesi di rinvio della vendita ex art. 161 bis disp. att. c.p.c., non potendosi interpretare la parola “rinvio” come “rinnovo”, atteso che l’esigenza di tutelare l’affidamento degli offerenti impone di interpretare la disposizione come riferita ad un semplice differimento delle medesime operazioni di vendita e, in particolare, di quelle relative alla delibazione delle offerte ed all’eventuale gara tra gli offerenti che si svolge avanti al professionista delegato.

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Abrogazione della formula esecutiva e disciplina transitoria: (ipotesi di) un breve vademecum.

Sommario: 1. Premessa. – 2. La disciplina normativa. – 3. Difficoltà interpretative. – 4. Criticità applicative. – 5. Segue. La fattispecie del titolo esecutivo su cui si fonda l’atto di intervento. – 6. Le conseguenze dell’omessa apposizione della formula esecutiva. – 7. (Ipotesi di) un breve vademecum.

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Il deposito della nota di trascrizione del pignoramento e la mancata previsione di un termine per l’adempimento a pena di inefficacia.

L’art. 557 c.p.c. non prevede alcun termine per la trascrizione del pignoramento e il deposito della relativa nota qualora l’adempimento sia stato curato dal creditore procedente e non dall’Ufficiale Giudiziario.
Il secondo periodo del comma 3 dell’art. 557 c.p.c. non comprende nel novero degli atti da depositare nel termine di quindici giorni a pena di inefficacia la nota di trascrizione del pignoramento e tale omissione non può essere colmata con un’estensione analogica della norma, atteso che, come noto, le disposizioni che comportano sanzioni di invalidità e inefficacia vanno interpretate in maniera rigorosamente restrittiva in ossequio al principio generale di conservazione dell’efficacia degli atti giuridici.
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L’interesse a impugnare l’ordinanza di vendita e delega delle relative operazioni che preveda l’assoggettamento del termine per il versamento del saldo prezzo alla sospensione feriale.

L’interesse a impugnare l’ordinanza di vendita e delega delle relative operazioni che preveda l’assoggettamento del termine per il versamento del saldo prezzo alla sospensione feriale è in re ipsa, per il semplice fatto che sia dedotta la circostanza che la stessa ordinanza contiene prescrizioni contra legem; inoltre, non occorre vagliare il concreto pregiudizio che l’ordinanza di delega abbia arrecato agli esecutati sospendendo per trentuno giorni il termine perentorio previsto per l’incombenza di cui si tratta, non essendo necessarie prove di resistenza vertenti sulla questione se l’eventuale riedizione della procedura di vendita a condizioni diverse possa avvantaggiare la situazione del debitore.

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Il precetto è valido ed efficace anche se manca l’avvertenza al debitore della facoltà di ricorrere ad una delle procedure previste dagli artt. 6 ss. della legge 27.1.2012 n. 3.

Non dà luogo a nullità del precetto la mancanza dell’avvertimento al debitore della possibilità di porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento con l’ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice (introdotto nell’art. 480, comma 2, c.p.c. dall’art. 13, comma 1, lett. a) del d.l. n. 83/2015, conv. in legge n. 132/2015), trattandosi di mera irregolarità formale non assistita dalla sanzione dell’invalidità.

Cass. 23343_2022_SENTENZLeggi articolo

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Immobiliare, rischio boom per le aste giudiziarie: troppo tempo per vendere un bene pignorato

La norma affronta un tema importante perché tratta un aspetto sociale – osserva Fabio Balbinot, Chief Servicing Officer di doBank, società di gestione di Npl – che riguarda le nuove sofferenze. Ci aspettiamo un impatto drastico sui tempi di liquidazione, a danno dei creditori.

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